Visitare le terme di Vetriolo
Vetriolo è una località alpina della Valsugana. Qui, sono situate le scaturigini da cui sgorgano le acque arsenicali-ferruginose, che, mediante apposite condutture, vengono dedotte agli stabilimenti balneari di Levico Terme.
Le sorgenti sono poste poco sopra e sotto la quota su cui sono allineati gli alberghi. I punti di captazione sono noti coi nomi di «Caverna del Vetriolo» e di «Caverna dell’Ocra»; dalla prima zampilla l'acqua «forte», dalla seconda quella «debole», così classificate dalla maggiore o minore presenza delle stesse sostanze minerali. La loro scoperta risale addietro nel tempo e si dovette all’opera dei «canòpi» [minatori], che scavarono le viscere della montagna per l'estrazione del vetriolo verde.
Solo sul finire del sec. XIX, ad opera del prof. Talandini, si scoprirono e si precisarono su base scientifica le qualità terapeutiche di queste acque. Fu quello l'inizio di una lunga serie ininterrotta di analisi e di studi dovuti a vari screziati, che nel secolo scorso fecero di Vetriolo una delle più celebri e frequentate stazioni climatico-balneari dell'impero austro-ungarico. E', infatti, del 1860 la costituzione della prima «Società balneare», cui seguirono, via via. la «Società berlinese» e, quindi, attraverso vari passaggi politico-amministrativi, l’attuale Azienda speciale per le terme di Levico, Vetriolo e Roncegno.
Nel 1936 venne edificato l’attuale stabilimento termale, che, trattenendo una parte delle sorgive, ha conferito a Vetriolo una completa autonomia anche sotto questo profilo. Della stessa epoca e la chiesa della «Madonna delle Nevi», addossata al monte sopra le terme, che fu costruita nel 1940 su iniziativa di don Giovanni Goio da Levico. È in stile neo-romanico, opera dell'architetto Franco Poggi. All’interno conserva, sull’arco trionfale, un crocefisso del Trecento.
La stazione termale di Vetriolo si differenzia nettamente, sotto il profilo paesaggistico, da qualsiasi altra. immersa nel verde di una meravigliosa foresta di abeti, accomuna al clima salubre della montagna la posizione solatia verso sud con la protezione delle cime Semperspitz e Panarotta, che la riparano dai freddi venti del nord.
Oltre alle comode passeggiate nei boschi circostanti, ricchi di tutto quanto la natura alpestre può offrire, da Vetriolo si dipartono numerosi itinerari: verso est (a piedi o in macchina) si può raggiungere Monte S. Osvaldo e Cinque Valli con raccordo, per strada forestale, con Roncegno; prendendo verso ovest, sul versante del Monte Omo, una larga strada asfaltata porta in successione al Compét, ai Compi [a 2 km. deviazione a sinistra per Malga Montagna Granda] e al rifugio Panarotta (m. 1800), da dove si può spaziare con lo sguardo verso le guglie dolomitiche del Gruppo di Brenta e il Fravòrt con la Val dei Mòcheni (Fersina).
Dal rifugio, lungo una vecchia strada militare percorribile in macchina con una certa prudenza, si può rientrare a Vetriolo attraverso il passo della Bassa con arrivo nei pressi della stazione di partenza della cabinovia. In luglio/agosto il versante nord della Panarotta si colora in un fantastico giardino rosso di rododendri (flora protetta), mentre d’inverno le abbondanti nevicate assicurano agli appassionati dello sci ottime piste, dai campi scuola a quelle per provetti, servite da un’efficiente rete di impianti di risalita (v. itinerario i]. Sia il rifugio, nelle cui adiacenze funziona una regolare scuola di sci, sia Malga Montagna Granda sono raggiungibili, durante tutta la stagione invernale, dalle automobili e dei pullman.
Le sorgenti sono poste poco sopra e sotto la quota su cui sono allineati gli alberghi. I punti di captazione sono noti coi nomi di «Caverna del Vetriolo» e di «Caverna dell’Ocra»; dalla prima zampilla l'acqua «forte», dalla seconda quella «debole», così classificate dalla maggiore o minore presenza delle stesse sostanze minerali. La loro scoperta risale addietro nel tempo e si dovette all’opera dei «canòpi» [minatori], che scavarono le viscere della montagna per l'estrazione del vetriolo verde.
Solo sul finire del sec. XIX, ad opera del prof. Talandini, si scoprirono e si precisarono su base scientifica le qualità terapeutiche di queste acque. Fu quello l'inizio di una lunga serie ininterrotta di analisi e di studi dovuti a vari screziati, che nel secolo scorso fecero di Vetriolo una delle più celebri e frequentate stazioni climatico-balneari dell'impero austro-ungarico. E', infatti, del 1860 la costituzione della prima «Società balneare», cui seguirono, via via. la «Società berlinese» e, quindi, attraverso vari passaggi politico-amministrativi, l’attuale Azienda speciale per le terme di Levico, Vetriolo e Roncegno.
Nel 1936 venne edificato l’attuale stabilimento termale, che, trattenendo una parte delle sorgive, ha conferito a Vetriolo una completa autonomia anche sotto questo profilo. Della stessa epoca e la chiesa della «Madonna delle Nevi», addossata al monte sopra le terme, che fu costruita nel 1940 su iniziativa di don Giovanni Goio da Levico. È in stile neo-romanico, opera dell'architetto Franco Poggi. All’interno conserva, sull’arco trionfale, un crocefisso del Trecento.
La stazione termale di Vetriolo si differenzia nettamente, sotto il profilo paesaggistico, da qualsiasi altra. immersa nel verde di una meravigliosa foresta di abeti, accomuna al clima salubre della montagna la posizione solatia verso sud con la protezione delle cime Semperspitz e Panarotta, che la riparano dai freddi venti del nord.
Oltre alle comode passeggiate nei boschi circostanti, ricchi di tutto quanto la natura alpestre può offrire, da Vetriolo si dipartono numerosi itinerari: verso est (a piedi o in macchina) si può raggiungere Monte S. Osvaldo e Cinque Valli con raccordo, per strada forestale, con Roncegno; prendendo verso ovest, sul versante del Monte Omo, una larga strada asfaltata porta in successione al Compét, ai Compi [a 2 km. deviazione a sinistra per Malga Montagna Granda] e al rifugio Panarotta (m. 1800), da dove si può spaziare con lo sguardo verso le guglie dolomitiche del Gruppo di Brenta e il Fravòrt con la Val dei Mòcheni (Fersina).
Dal rifugio, lungo una vecchia strada militare percorribile in macchina con una certa prudenza, si può rientrare a Vetriolo attraverso il passo della Bassa con arrivo nei pressi della stazione di partenza della cabinovia. In luglio/agosto il versante nord della Panarotta si colora in un fantastico giardino rosso di rododendri (flora protetta), mentre d’inverno le abbondanti nevicate assicurano agli appassionati dello sci ottime piste, dai campi scuola a quelle per provetti, servite da un’efficiente rete di impianti di risalita (v. itinerario i]. Sia il rifugio, nelle cui adiacenze funziona una regolare scuola di sci, sia Malga Montagna Granda sono raggiungibili, durante tutta la stagione invernale, dalle automobili e dei pullman.