Il Lago di Levico
Separato dal colle di Tenna a una distanza minima di 600 metri dal vicino lago di Caldonazzo, il lago di Levico si presenta a colpo d’occhio morfologicamente assai diverso da quello, chiuso com’è in un solco vallivo molto stretto.
Originato dallo sbarramento alluvionale di un tronco di valle ad opera dei conoidi del Rio Vignola a Nord e del Rio Maggiore a Sud-Ovest, ha una lunghezza di m. 2840 e una larghezza massima [lato Sud] di m. 900, con una profondità massima di m. 38.
La superficie è di mq. 1.164.000, il volume di mo. 12.942.000. Rispetto a quello di Caldonazzo, esso ha una superficie cinque volte inferiore, mentre il volume d’acqua che accoglie è inferiore di oltre dieci volte. Ciò si spiega con la differenza delle rispettive profondità medie: m. 11,10 quella del lago di Levico, e m. 26,50 quella del lago di Caldonazzo.
Chiuso fra il Monte Canzàna a Est e il colle di Tenna a Ovest presenta due aspetti diversi e in suggestivo contrasto: aperto ed abbastanza ampio nella parte meridionale, lo specchio d’acqua si restringe a metà in una specie di piccolo fiordo della larghezza di circa 200 metri, puntando a Nord verso Pergine-Zivignago lungo un’angusta valle, che il geologo G. B. Trener ha riconosciuto essere stata un tempo percorsa dal Fersina.
Diverse anche le opposte sponde: quella orientale, formata dalle pendici del Monte Canzàna, è a pendenza piuttosto pronunciata, che va, tuttavia, gradatamente addolcendosi fino a distendersi lungo i declivi su cui si adagia la cittadina termale di Levico; la sponda opposta, invece, è nettamente incisa lungo il colle di Tenna, che si immerge nelle verdi acque con un pendio ripido e boscoso.
Gli immissari, come accennato, sono il Rio Vignola sulla punta settentrionale e il Rio Maggiore, che scende da Vetriolo. Emissario unico, è uno dei due rami-sorgenti del Brenta. Interessante è notare che la quota del lago di Levico (m. 440) è di nove metri inferiore a quella del vicino lago di Caldonazzo (m. 449). Come può essere motivo di curiosità ricordare che, a suo tempo, i due bacini lacustri furono fatti oggetto di un grandioso progetto di sfruttamento idroelettrico. Esso prevedeva la captazione, in Val di Cembra, di parte delle acque dell’Avisio (quello di allora!), che, attraverso un canale di gronda in galleria, dovevano essere addotte, attraverso la piana perginese, nel lago di Caldonazzo. Una galleria, ricavata sotto il colle di Tenna, avrebbe messo in congiunzione, con assestamento dei relativi livelli, i due laghi. All’altezza di Calceranica era prevista la presa della condotta forzata, che avrebbe alimentato, piombando entro le viscere del monte, una poderosa centrale a Mattarello in Val d'Adige, sei chilometri a sud di Trento.
Fortunatamente, il progetto rimase sulla carta, risparmiando a una delle più belle plaghe del Trentino uno scempio che nulla avrebbe più potuto riparare. La bellezza del lago di Levico sta tutta negli aspetti contrastanti della sua conformazione naturale, nella quiete delle sue rive intatte, nella suggestione dell’azzurro profondo delle sue acque. Le attrezzature balneari sono raccolte intorno al «Lido» e alla «Taverna», con pontili, trampolini, barche, giardini, dancing. Per chi si diletta di pesca, si annotano le seguenti specie ittiche: trota iridea e fario, persico e persico sole (abbondanti), coregone, luccio, cavedano, vairone, scardola, tinca, carpa, savetta, anguilla, alborella ecc.
Originato dallo sbarramento alluvionale di un tronco di valle ad opera dei conoidi del Rio Vignola a Nord e del Rio Maggiore a Sud-Ovest, ha una lunghezza di m. 2840 e una larghezza massima [lato Sud] di m. 900, con una profondità massima di m. 38.
La superficie è di mq. 1.164.000, il volume di mo. 12.942.000. Rispetto a quello di Caldonazzo, esso ha una superficie cinque volte inferiore, mentre il volume d’acqua che accoglie è inferiore di oltre dieci volte. Ciò si spiega con la differenza delle rispettive profondità medie: m. 11,10 quella del lago di Levico, e m. 26,50 quella del lago di Caldonazzo.
Chiuso fra il Monte Canzàna a Est e il colle di Tenna a Ovest presenta due aspetti diversi e in suggestivo contrasto: aperto ed abbastanza ampio nella parte meridionale, lo specchio d’acqua si restringe a metà in una specie di piccolo fiordo della larghezza di circa 200 metri, puntando a Nord verso Pergine-Zivignago lungo un’angusta valle, che il geologo G. B. Trener ha riconosciuto essere stata un tempo percorsa dal Fersina.
Diverse anche le opposte sponde: quella orientale, formata dalle pendici del Monte Canzàna, è a pendenza piuttosto pronunciata, che va, tuttavia, gradatamente addolcendosi fino a distendersi lungo i declivi su cui si adagia la cittadina termale di Levico; la sponda opposta, invece, è nettamente incisa lungo il colle di Tenna, che si immerge nelle verdi acque con un pendio ripido e boscoso.
Gli immissari, come accennato, sono il Rio Vignola sulla punta settentrionale e il Rio Maggiore, che scende da Vetriolo. Emissario unico, è uno dei due rami-sorgenti del Brenta. Interessante è notare che la quota del lago di Levico (m. 440) è di nove metri inferiore a quella del vicino lago di Caldonazzo (m. 449). Come può essere motivo di curiosità ricordare che, a suo tempo, i due bacini lacustri furono fatti oggetto di un grandioso progetto di sfruttamento idroelettrico. Esso prevedeva la captazione, in Val di Cembra, di parte delle acque dell’Avisio (quello di allora!), che, attraverso un canale di gronda in galleria, dovevano essere addotte, attraverso la piana perginese, nel lago di Caldonazzo. Una galleria, ricavata sotto il colle di Tenna, avrebbe messo in congiunzione, con assestamento dei relativi livelli, i due laghi. All’altezza di Calceranica era prevista la presa della condotta forzata, che avrebbe alimentato, piombando entro le viscere del monte, una poderosa centrale a Mattarello in Val d'Adige, sei chilometri a sud di Trento.
Fortunatamente, il progetto rimase sulla carta, risparmiando a una delle più belle plaghe del Trentino uno scempio che nulla avrebbe più potuto riparare. La bellezza del lago di Levico sta tutta negli aspetti contrastanti della sua conformazione naturale, nella quiete delle sue rive intatte, nella suggestione dell’azzurro profondo delle sue acque. Le attrezzature balneari sono raccolte intorno al «Lido» e alla «Taverna», con pontili, trampolini, barche, giardini, dancing. Per chi si diletta di pesca, si annotano le seguenti specie ittiche: trota iridea e fario, persico e persico sole (abbondanti), coregone, luccio, cavedano, vairone, scardola, tinca, carpa, savetta, anguilla, alborella ecc.