Hotel Levico Terme: visitare Caldonazzo
Soggiornare nel nostro hotel a 3 stelle è il modo migliore per visitare Caldonazzo e il suo famosissimo lago. Per via della distanza di pochissimi chilometri che intercorrono fra l’hotel e il borgo, sarà facilissimo per te passare una magnifica giornata a Caldonazzo per poi tornare alla tranquillità del nostro hotel. A proposito di Caldonazzo:
Il borgo è distribuito sull'ampio declivio alluvionale che dal torrente Centa si spiega giù fino al lago, formando una vasta distesa pianeggiante, la borgata presenta ben conservate le caratteristiche tipiche dei centri rurali della Valsugana, con strade ariose talora chiuse da improvvise strettoie, affiancate da case prettamente rustiche intercalate da edifici di aspetto più accurato e signorile.
Alla periferia del paese, verso il Centa, la parrocchiale di S. Sisto, dalla facciata neoclassica, scandita da quattro grandi lesene sormontate da un ampio timpano, con i fianchi laterali rafforzati da sporgenti contrafforti, dall’interno ritmato secondo i canoni neoclassici, fu ampliata, assumendo le attuali forme, nel 1836. come si legge sull'architrave del portale principale. La chiesa ha, naturalmente, origini molto antiche e ne mantiene visibili le tracce nell'abside poligonale e nell'alto e snello campanile.
Sull'altare di sinistra, proveniente dal castello dei Trapp, si nota una Madonna col Bambino, che la tradizione locale vorrebbe di Raffaello e che rivela nelle sue forme una derivazione manieristica da probabile scuola raffaellesca. Sul lato destro del presbiterio s’impongono, per maestosità, due grandi lastre tombali affiancate. l’una del conte Osvaldo Trapp e della di lui moglie contessa Maria Anna Thono del 1641, l'altra del canonico conte Carlo Trapp del 1794. Un tempo, sulla parete sinistra, si poteva pure ammirare una tela di Eugenio Prati, raffigurante Il Presepio (1898), rimossa recentemente ed ora conservata altrove. Di fronte al fianco destro della chiesa la «Magnifica Corte» si presenta come fu modificata nei secoli XV e XVII dai Trapp i signori subentrati ai Caldonazzo nella giurisdizione del luogo Dall'aspetto, più che residenza della famiglia, fu sede amministrativa del feudo, uno dei tanti che essa possedeva. Infatti, ha più le linee di casa colonica che di fortezza. Non ha strutture difensive; solo il nucleo centrale ha un accenno di fortificazione nella timida merlatura, mentre il muro merlato che la racchiude si riduce ad elemento decorativo. È composta di quattro corpi di fabbrica, disposti a ferro di cavallo attorno ad un ampio cortile porticato. Tra le tracce di decorazione a fresco, lo stemma dei Trapp. La «Magnifica Corte» non era la residenza neppure dei Caldonazzo, potentissima famiglia, che tanta parte ebbe nella storia di tutta la valle e che abitava nel castello sopra il paese, eretto nel 1201, rovinato dal tempo e definitivamente distrutto dagli Austriaci, per ragioni militari, durante la prima guerra mondiale. Tuttavia, nemmeno il castello fu la primitiva dimora dei Caldonazzo, che non è stata ancora localizzata.
Al territorio di Caldonazzo appartiene pure la chiesetta di S. Valentino con annesso romitorio, che sorge sulla sommità del colle di Tenna, in località denominata Monte Brenta, da cui si ha un’ampia vista sul lago, ed è raggiungibile per una stretta strada di campagna, non carrozzabile, che si diparte dal forte ex austriaco.
L’edificio, piuttosto piccolo, è sormontato, in corrispondenza della cuspide anteriore del tetto, da un campaniletto pensile, e conserva all’interno qualche lacerto di affresco (sec. XVI). Per poterla visitare, rivolgersi al parroco di Caldonazzo. Circa a metà percorso tra il forte e la chiesetta esisteva il «castrum vetus», completamente perduto, mentre, poche decine di metri prima della chiesetta, si affaccia tuttora sul viottolo un muro perimetrale, che testimonia dell'esistenza della «domus, murata», che appartenne a Tebaldo di Brenta, consanguineo dei signori di Caldonazzo. Essa fu distrutta e i suoi beni incamerati dal feudo di Caldonazzo, presumibilmente nel 1304.
La zona circostante è tutta archeologicamente interessante, perché in un vicino vigneto furono rinvenute nel secolo scorso alcune tombe romane e tra di esse una lapide paleocristiana, che ora è custodita nella canonica di Caldonazzo, in attesa di adeguata sistemazione. Una nota a parte va riservata al pittore Eugenio Prati, qui nato nel 1842 e che, dopo aver seguito gli studi accademici a Venezia, a Firenze, dove divenne amico del pittore Giacomo Favretto, e, per un breve periodo, a Roma, ritornò nella sua terra per rimanervi fino alla morte (1907), con la sola interruzione di alcuni viaggi. Egli divise il suo soggiorno nel Trentino tra Agnedo (1880-1890) e Trento (1890-1907). È sepolto nel cimitero di Caldonazzo. in terra, il primo a destra davanti all’ingresso, e la sua tomba è coperta da una semplice lastra di granito, su cui sono incisi il nome, il cognome e le date 1842-1907.
Alla periferia del paese, verso il Centa, la parrocchiale di S. Sisto, dalla facciata neoclassica, scandita da quattro grandi lesene sormontate da un ampio timpano, con i fianchi laterali rafforzati da sporgenti contrafforti, dall’interno ritmato secondo i canoni neoclassici, fu ampliata, assumendo le attuali forme, nel 1836. come si legge sull'architrave del portale principale. La chiesa ha, naturalmente, origini molto antiche e ne mantiene visibili le tracce nell'abside poligonale e nell'alto e snello campanile.
Sull'altare di sinistra, proveniente dal castello dei Trapp, si nota una Madonna col Bambino, che la tradizione locale vorrebbe di Raffaello e che rivela nelle sue forme una derivazione manieristica da probabile scuola raffaellesca. Sul lato destro del presbiterio s’impongono, per maestosità, due grandi lastre tombali affiancate. l’una del conte Osvaldo Trapp e della di lui moglie contessa Maria Anna Thono del 1641, l'altra del canonico conte Carlo Trapp del 1794. Un tempo, sulla parete sinistra, si poteva pure ammirare una tela di Eugenio Prati, raffigurante Il Presepio (1898), rimossa recentemente ed ora conservata altrove. Di fronte al fianco destro della chiesa la «Magnifica Corte» si presenta come fu modificata nei secoli XV e XVII dai Trapp i signori subentrati ai Caldonazzo nella giurisdizione del luogo Dall'aspetto, più che residenza della famiglia, fu sede amministrativa del feudo, uno dei tanti che essa possedeva. Infatti, ha più le linee di casa colonica che di fortezza. Non ha strutture difensive; solo il nucleo centrale ha un accenno di fortificazione nella timida merlatura, mentre il muro merlato che la racchiude si riduce ad elemento decorativo. È composta di quattro corpi di fabbrica, disposti a ferro di cavallo attorno ad un ampio cortile porticato. Tra le tracce di decorazione a fresco, lo stemma dei Trapp. La «Magnifica Corte» non era la residenza neppure dei Caldonazzo, potentissima famiglia, che tanta parte ebbe nella storia di tutta la valle e che abitava nel castello sopra il paese, eretto nel 1201, rovinato dal tempo e definitivamente distrutto dagli Austriaci, per ragioni militari, durante la prima guerra mondiale. Tuttavia, nemmeno il castello fu la primitiva dimora dei Caldonazzo, che non è stata ancora localizzata.
Al territorio di Caldonazzo appartiene pure la chiesetta di S. Valentino con annesso romitorio, che sorge sulla sommità del colle di Tenna, in località denominata Monte Brenta, da cui si ha un’ampia vista sul lago, ed è raggiungibile per una stretta strada di campagna, non carrozzabile, che si diparte dal forte ex austriaco.
L’edificio, piuttosto piccolo, è sormontato, in corrispondenza della cuspide anteriore del tetto, da un campaniletto pensile, e conserva all’interno qualche lacerto di affresco (sec. XVI). Per poterla visitare, rivolgersi al parroco di Caldonazzo. Circa a metà percorso tra il forte e la chiesetta esisteva il «castrum vetus», completamente perduto, mentre, poche decine di metri prima della chiesetta, si affaccia tuttora sul viottolo un muro perimetrale, che testimonia dell'esistenza della «domus, murata», che appartenne a Tebaldo di Brenta, consanguineo dei signori di Caldonazzo. Essa fu distrutta e i suoi beni incamerati dal feudo di Caldonazzo, presumibilmente nel 1304.
La zona circostante è tutta archeologicamente interessante, perché in un vicino vigneto furono rinvenute nel secolo scorso alcune tombe romane e tra di esse una lapide paleocristiana, che ora è custodita nella canonica di Caldonazzo, in attesa di adeguata sistemazione. Una nota a parte va riservata al pittore Eugenio Prati, qui nato nel 1842 e che, dopo aver seguito gli studi accademici a Venezia, a Firenze, dove divenne amico del pittore Giacomo Favretto, e, per un breve periodo, a Roma, ritornò nella sua terra per rimanervi fino alla morte (1907), con la sola interruzione di alcuni viaggi. Egli divise il suo soggiorno nel Trentino tra Agnedo (1880-1890) e Trento (1890-1907). È sepolto nel cimitero di Caldonazzo. in terra, il primo a destra davanti all’ingresso, e la sua tomba è coperta da una semplice lastra di granito, su cui sono incisi il nome, il cognome e le date 1842-1907.